martedì 26 maggio 2015

"Discorso sopra l'Italia, patria mai nata" - Capitolo XII


DISCORSO SOPRA L'ITALIA, PATRIA MAI NATA
di
Michele Filipponi


- Capitolo XII -


Et ora, lo partito d'esti bifolchi sanza lume, per coglier voti pure da' “terroni”, cambia 'l nimico e per tornar a lo discorso nostro, puntan 'l dito contro l'immigrato. Sanza aver a mente che lor predecessori furon tali e quali a queli negri ch'adesso vegnon per lo nostro Stato (negri di molto bòni agli sputazzi e a le banane, ma assai migliori per raccoglier pomidori a poche lire) quando ne lo nòvo mondo miser piedi, considerati come sorci infetti, da queli americani anch'essi smemorati, che tutto è uno gran circolo vizioso de gente che se scorda del passato.
Eppuro a cavallo de li secoli diciotto e diciannove, “diaspora italiana” prese nome e fu la migrazione impressionante de italiani verso l'Americhe e più de tutti l'altri a far fagotto fu proprio 'l settentrione. Di là dell'oceano de Colombo, spulciati come bestie, ognun dovette fasse largo co' propri bracci, tra lo razzismo de li bianchi 'ncappucciati che vedean l'italiano tale al negro, perché con esso faticava al fianco, sanza guardar tintura de la carne. E come tanti altri fece mucchio e più de altri assai prevalea d'ingegno, per questo s'attirò l'odio de molti a cui sparì 'l lavoro tra le mani, fottuto da chi quello l'facea meglio. E vi furon morti et stragi et barbariche persecuzioni con gente linciata da le folle, tanto nell'Americhe che ne la vecchia Europa, come a Nuova Orleans ove furon scorticati innocenti siciliani
[1] o alle saline di Peccais ove dettero la morte a' piemontesi[2].
Ma esportaron puro assieme a' maccaroni, Società Onorata de noaltri, gente de coppola e lupara, meglio conosciuta come Mafia. Codesta eccellenza criminale conquistò lo nòvo mondo come un germe, dal di dentro, quartiere per quartiere, Stato dopo Stato, corruppe e sparse sangue e sciolse gente ed è proprio per questo che ogne pregiudizio contien dentro de sé sempre un po' de vero e l'italian assunse brutta nomea al di fòri de' confini nazionali, all'occhi del straniero. Nomea de brutto ceffo, de mafioso, de scaltro e de 'mbroglione, lesto de mano così come de lengua, unto de salsa, di molto rumoroso, sònator de mandolino e mala ghenga, baffo nero, sanza disciplina, magnaspaghetti tutto giorno, caffè bòno de matina, ritardatario etterno, voltagabbana, brillantina, anello al mignolo e madonnina al collo, pizza come a Napoli la fanno e de la mamma cocco bello.
Con tutto che di stereotipo se tratta, volendo pur ammetter certi vizi, v'è sempre in ogne regola eccezione. Però li peggior vizi han sempre avuto lo sopravvento su le cose belle, specialmente in tempi tristi, de miseria, ove gruppi de poracci se fan la guerra tra de loro in guisa de scansar le altre etnie per poi spartirse 'l poco che rimane.
Dicerolti Italia mia di molto breve, alla maniera tacitiana: i figli tua, nel mal come nel bene, pel mondo han sempre fatto cose grandi e cose da gran figli di puttana.
Giustappunto tra quest'ultime verbigrazia, s'annovera lo squallido colonialismo, portato avanti vergognosamente tanto dalla Sinistra storica di Depretis e Crispi quanto dalla Destra di Giolitti
[3] inaugurando per altro, l'inizio de' numerosi voltafaccia che te videro schierata prima nella Triplice Alleanza al fianco de' tedeschi e dell'impero austro-ungarico e po' nella Triplice Intesa co' francesi, russi e inglesi[4]. E tutto codesto valzer d'abiure per appropiasse de' terre d'Africa: Eritrea, Somalia e seguitamente Libia e l'isole dell'Egeo, ove furon sterminati e sottomessi popoli et espropriate lor le ricchezze ne' modi più vigliacchi, come avaccio tempo dopo fece 'l pallon gonfiato de Predappio[5] che volea ridar luce all'impero e che se fece “onore” co' gas asfissianti e l'iprite, che dal cielo venìa annaffiato continuamente affinché la nebbia permanesse, sopra vasti territori, di modo che bestie e piante e donne e infanti et uomini, sotto codesta pioggia mortale rimanessero sanza vita. E po' saccheggi e stupri e bombe e marce de la morte e fucilazioni e atrocità indicibili d'ogne genere, d'autentica pulizia etnica puro in Grecia e ne' Balcani, ove niun colpevole pagò mai pe' suddetti crimini, che punta differenza ebbero in ferocia rispetto a quei nazisti, ma anzi tali diavoli sedettero più 'n là su scranni del Parlamento nòvo, come antichi democratici ateniesi. 



1.   Nel linciaggio di New Orleans avvenuto il 14 marzo 1891 persero la vita 9 italiani, tutti siciliani, dopo essere stati assolti dall'accusa di aver ucciso il capo della polizia urbana, una folla rabbiosa di quasi 20.000 persone li trascinò fuori dalla prigione senza trovare resistenze e li uccise a bastonate. Viene considerato come uno dei più grossi linciaggi di massa della storia degli USA.

2.   Il massacro di Aigues-Mortes, nell'agosto del 1893, fu scatenato da un conflitto tra operai francesi e italiani (soprattutto piemontesi, ma anche lombardi) impiegati nelle saline di Peccais, che si trasformò in un vero e proprio eccidio con nove morti e un centinaio di feriti tra i lavoratori italiani. La tensione che ne seguì fece quasi sfiorare la guerra tra i due Paesi.

3.   La “Sinistra storica” è stata uno schieramento politico dell'Italia post-risorgimentale, la cui epoca va dal 1876, anno della "rivoluzione parlamentare" che portò alla caduta della Destra storica, sino alla "crisi di fine secolo" (1896), che sfociò nell'età giolittiana. Agostino Depretis (Mezzana Corti Bottarone, 31 gennaio 1813 – Stradella, 29 luglio 1887) fu un politico italiano, nove volte presidente del consiglio, nonché il primo a capo di un governo solo della Sinistra Storica. Nel 1876 guidò il primo governo della storia d'Italia formato da soli politici di Sinistra. Tale esecutivo varò la riforma scolastica istituendo l'istruzione obbligatoria, laica e gratuita per i bambini dai 6 ai 9 anni. Benché filofrancese, per rompere l'isolamento dell'Italia, nel 1882 accettò la Triplice alleanza con Austria e Germania. Fu il fautore del trasformismo, un progetto che prevedeva il coinvolgimento di tutti i deputati che volessero appoggiare un governo progressista a prescindere dagli schieramenti politici tradizionali. I governi "trasformisti" così costituiti eliminarono definitivamente la tassa sul macinato, introdussero le tariffe doganali favorendo l'industria (soprattutto settentrionale) e vararono l'espansionismo italiano in Africa. Il trasformismo, tuttavia, ridusse il potere di controllo del parlamento e favorì eccessi nelle spese statali. Antagonista di Depretis all'interno del partito fu Francesco Crispi (Ribera, 4 ottobre 1818 – Napoli, 11 agosto 1901), figura di spicco del Risorgimento, fu uno degli organizzatori della Rivoluzione siciliana del 1848 e fu l'ideatore e il massimo sostenitore della spedizione dei Mille, alla quale partecipò. Inizialmente mazziniano, si convertì agli ideali monarchici nel 1864. Anticlericale e ostile al Vaticano, dopo l’unità d’Italia fu quattro volte presidente del Consiglio e i suoi governi si distinsero per importanti riforme sociali (come il codice Zanardelli che abolì la pena di morte e introdusse il diritto di sciopero) ma anche per la guerra agli anarchici e ai socialisti, i cui moti dei Fasci siciliani furono repressi con la legge marziale. In campo economico il suo quarto governo migliorò le condizioni del Paese. Crispi sostenne tuttavia una dispendiosa politica coloniale che, dopo alcuni successi in Africa orientale, portò alla disfatta di Adua del 1896. Lo sostituì alla guida del paese il suo avversario politico Giovanni Giolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928), più volte presidente del consiglio, fu uno dei politici liberali più efficacemente impegnati nell'estensione della base democratica del giovane Stato unitario, e nella modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 si tenne all'opposizione di Benito Mussolini.

4.   La Triplice alleanza fu un patto militare difensivo stipulato il 20 maggio 1882 a Vienna dagli imperi di Germania e Austria (che già formavano la Duplice Alleanza) e dal Regno d'Italia. Inizialmente fu voluta principalmente dall'Italia desiderosa di rompere il suo isolamento dopo l'occupazione francese della Tunisia alla quale anche lei aspirava. Successivamente, con il mutarsi della situazione in Europa, l'alleanza fu sostenuta soprattutto dalla Germania desiderosa di paralizzare la politica della Francia. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, l'Italia, dopo un lungo percorso di avvicinamento e di accordi con la Francia, con la Gran Bretagna e con la Russia, in forza dell'articolo 4 del trattato, dichiarò la sua neutralità. Nel 1915 la Triplice intesa (sorta nel 1907 da un accordo fra l'Impero britannico, quello russo e la Repubblica francese) propose all'Italia, in cambio della sua entrata in guerra contro l'Austria, ampliamenti territoriali a scapito di Vienna e una posizione di dominio nell'Adriatico. Lo stesso anno l'Italia rifiutò le inferiori proposte dei governi di Vienna e Berlino, denunciò la Triplice alleanza ed entrò nel conflitto contro l'Austria.

5.   Predappio, all'epoca nominato Dovia di Predappio, fu il paese natale di Mussolini che vi nacque il 29 luglio 1883. 
 

martedì 12 maggio 2015

"Discorso sopra l'Italia, patria mai nata" - Capitolo XI


DISCORSO SOPRA L'ITALIA, PATRIA MAI NATA
di
Michele Filipponi


- Capitolo XI -


E allor perché secolarmente seguitiamo a cozzar lo capo, sebbene punta conquista permane mai in etterno? Ponghiamo caso, verbigrazia 'l navigator Colombo e le su' Indie, così però come venne immaginato da lo poeta marchigiano nell'Operette[1]. Egli fa del marinaro genovese sperduto nell'atlantico, l'omo più felice della terra, poiché con tutto che li mal pensieri lo affliggevano e la speme di veder terra cominciava a' abbandonarlo, lo suo stato di pericolo mortale e d'avventura gli facea però di gran lunga apprezzar di più la vita che se fosse rimasto a casa a raccontar novelle a' nipoti. Indi per cui lo rischio che la spedizion fallasse con tutto che possibile, diveniva secondario. Lo viaggio era la felicità, lo scopo reale, tanto più che la scoperta. Esso libera Colombo da la noia e gli fa cara la vita a dispetto di tutto, come scampar dice 'l poeta, dalla rupe di Leucade[2], sarebbe a dir da un salto nel vòto e riacquistar nòva linfa.
Codesto forse è 'l motivo per cui l'omo si batte ed è 'l motivo per cui non ha mai smesso e nemmanco io, con tutto che nel mio piccolo e sanza pugnar spada. Ma ciò nonostante le probabilità di sconfitta etternamente maggioreggiano di gran lunga, io come l'altri ho sempre a mente David e la su' fionda con cui schiantò Golia, e puro se la gran parte de le misere genti odierne associa codest'ultimo nome a caramellate liquirizie a lo mentolo, io periddio sento 'l rimbombo de lo gigante a terra che travalica secoli e confido nell'animo, non esser solo.
Ancorché Italia mia, seguiteranno d'ogne parte a far sfregio e a farsi beffe del giardin de lo 'mperio
[3], sempre vi sarà comunque picciola compagnia de sognatori a lottar contro bruti e giganti; ma mai come ne lo secolo novecentesco che fu malosecolo davvero, subisti tant'affronti da' tuoi figli e tanti morti tenesti in grembo, mai tante ferite aperte avesti in corpo e tante macerie e dolori et vergogne d'ogne sorta, da rimpianger quasi li sanguinosi secoli addietro e da rischiar d'esser cancellata da lo nòvo progresso bellico che calava bombe da lo cielo. Malosecolo davvero... fu e vide a l'alba distese de migranti che da lo mezzogiorno depredato se incamminavan su, dentro lo nordico triangolo industrial de innovativi sfruttamenti; portandose ognuno a presso la famiglia, e in su le spalle la su' casa e in su le mani il su' cappello, con lo quale ogn'om s'annunziava bisognoso alle porte de Torino o de Milano o de quelle città che fino all'altro iere avean staccato teste a' loro padri e stuprato lor le madri e saccheggiato sacrifici e sacrifici de famiglie contadine a cui 'l Borbon già poco concedea. Et ora a piagner pane 'n faccia a' piemontesi, che fanno popoli diversi e di diversa lengua che a stento se comprendono parlando? Che fanno li “crumiri” e li “terroni” che al tempo de 'l migratorio flusso inverso, vedean li nordici italiani far valigie verso loro, verso Napoli e Campagna, verso speme di lavoro et ora e come allora oggi in cui io vi scrivo, son costretti 'nvece da li mal governi a marciar verso nord o verso l'estero? Lasciar le loro belle terre a' vacanzieri de la polare Europa e a' ridicoli babbei ammantati de verde, nomati “leghisti”, lo qual fenomeno pseudo-politico è ahimè contemporaneo e d'infimo levello, che quasi de descriver quivi me vergogno per lo sconcio. Codesti primitivi allocchi co' capi ornati d'elmi vichinghi, de cultura tanto bassa, sempliciotti, da non competer nemmanco co' somari. Son usi de far bizzarre cose, come de ber la sozzura de lo fiume o comperar lauree ne' Balcani, con tutto che per lauree questi intendan donne molte e nomate uguale e per Balcani lo sa iddio che non pensino a' testicoli de' veltri! E favellan bofonchiando tutto giorno come lor capo handicappato o come 'l nòvo successor barbuto (ch'ha le 'nsegne de' paesi su le vesti per ricordarse de li posti indove pesta), de secessione sanza renderse minimamente conto d'averla fatta già, ma col cervello loro. Povero me che campo 'n mezzo! A tanti trogloditi de Padania ch'esigon li crocifissi nelle classi e dopo pregano 'l dio Odino (ch'un giorno un de lor me disse era suo amico, c'avea tabaccheria fòri Legnano!) e portan doni al su' cospetto, ma sol per farglieli vedere ne le mano: diamanti, ori, aggeggi vibratòri, reggipetto, cimeli de mignotte e al diavolo 'l consenso de lo Deo, ognun se l'mette poi nel su' cassetto e a fede annamo pari e bonanotte!
Codesti Italia mia, che passan verno a' alluccar contro siciliani e poi d'estate stesi giù a Taormina, non han vergogna alcuna, né cognizion di storia, né un filo de midollo ne la schina. Imperocchè a Lombarda Lega si richiaman, ma sanza ipocrisia sol per 'gnoranza, non sanno che la vecchia union de li comuni fu fatta contro Federigo I
[4], per ricacciar lo Barbarossa oltre i confini del Bel Paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda et l'Alpe[5]
Fu proprio tra li primi eventi de rivolta per farte indipendente Italia mia, ma figurate se questi lo sapean! L'avessero saputo i vecchi patrioti d'aver posteri tanto smemorati, cacciati ne lo sterco si sarebber e a Federigo mani e piedi consegnati. Figurate che han preso come inno el “Va Pensiero” ch'è simbolo d'Italia dominata e che pretende fòri lo straniero, scritto da lo Verdi
[6] patriota, ma forse cognoscendo li soggetti han scelto solamente pel cognome che è proprio tale e quale a lor colore, più che per storia de lo grande auttore.



1.  Si fa qui riferimento al “Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez” scritto da Leopardi nell'ottobre del 1824 e contenuto già nella prima edizione delle Operette Morali, composte dal poeta recanatese in stile medio e ironico sottoforma di dialoghi e novelle tra il 1824 e il 1832, e considerate uno dei contributi filosofici più alti della letteratura italiana e mondiale del XIX secolo.

2.   Lèucade (o Santa Maura secondo l'antica denominazione veneziana) è una delle isole ionie della Grecia, con spiagge rocciose a picco sul mare. In una di queste, dove un tempo sulla cima vi era un tempio dedicato ad Apollo, si suicidò secondo la leggenda la grande poetessa Saffo, gettandosi nel vuoto giù dalla rupe, per amore non corrisposto verso il giovane battelliere Faone, che è in realtà un personaggio mitologico.

3.   Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI, verso 105

4.  Vedi capitolo II, nota 6

5.   Francesco Petrarca, Canzoniere (Rerum Vulgarium Fragmenta), s. CXLVI, versi 13-14

6.   Giuseppe Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) è stato un compositore autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo. Fu sostenitore dei moti risorgimentali (durante l'occupazione austriaca la frase "Viva V.E.R.D.I." era scritta sui muri e letta come "Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia") e partecipò in seguito attivamente alla vita pubblica del suo tempo. Anche se nell'ultima parte della sua vita traspare dall'epistolario una disillusione nei confronti della nuova Italia unita, che forse non si era rivelata all'altezza delle proprie aspettative. Il “Va Pensiero”, inserito nella terza parte del Nabucco ed uno dei più noti cori della storia dell'Opera, viene cantato degli Ebrei prigionieri in Babilonia e fu interpretato dai patrioti di allora come una metafora della condizione dell'Italia, assoggettata al dominio austriaco. Con le sue opere,Verdi è considerato il più celebre compositore italiano di tutti i tempi, nonché uno dei più celebri in assoluto.