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martedì 21 aprile 2015

"Discorso sopra l'Italia, patria mai nata" - Capitolo IX


DISCORSO SOPRA L'ITALIA, PATRIA MAI NATA
di
Michele Filipponi


- Capitolo IX - 

Altro bagno de folla vi fu poi al Crystal Palace ove 'l Generale tenne un animato discorso cui non fecer molto caso le dame londinesi ch'eran accorse piuttosto per vederlo dal vivo e che lo supplicarono ne' giorni successivi, con lettere profumate di donare loro una ciocca de' suo' capelli. E così fecero altrettanto le domestiche negli alberghi in cui Egli soggiornò, raccogliendo li biondi capelli rimasti incastrati nel pettine e vendendo alla porta di servizio bottiglie dell'acqua con cui l'Eroe si lavava la faccia al mattino. S'aprì così un vero e proprio mercato nero di reliquie garibaldine e una vasta industria di souvenir ancor oggi in uso come le tazzone da tè con l’effigie barbuta e i portaceneri e le scatole di cioccolatini e cuscini a punto croce e statuette dell'Eroe a cavallo o in palla di vetro con effetto neve e oleografie a migliaia di copie ove i tratti del Nizzardo si stilizzavano sino a sfumare in icona quasi messianica. Visitò in seguito la tomba del Foscolo[1] a Chiswick recitando a memoria i versi de' “I sepolcri” di fronte a' dignitari di Stato, che lo supplicavano di stabilirsi in Inghilterra a carico loro. Eppure lo Nizzardo ai salotti buoni de' potenti e ai ricevimenti loro a cui era obbligato per raccoglier simpatie in favore della causa italiana ma dove spesso la noia lo assaliva, sempre preferì le strade popolari ove poteva incontrare gente semplice e lavoratori e dove bambini che lo circondavano nelle umide vie di Londra andavano cantando filastrocche anticlericali in suo onore, come quella che diceva: “We’ll get a rope / And hang the Pope / So up with Garibaldi[2].
Presenziò instancabile in molte fabbriche e ne le assemblee de' sindacati e ne le società operaie inglesi, ove ebbe a congratularsi col proletariato britannico, “La classe - diceva l'Eroe - a cui mi onoro di appartenere”. Una sola persona in tutto 'l Regno, non a caso, fu disgustata dall'idolatria trasversale degli inglesi e fu la Regina Vittoria che in merito a tali bagni di folla ebbe a dire: “C'avrà mai questo Garribaldi! Quasi mi vergogno di governare una nazione capace di simili follie!”. Proprio come per lo Re di Casa Savoia un'altra monarca sentì offuscata la su' figura da quella de lo baldo Generale.
E questo fu l'uomo. Codesta la su' fama, che nel mondo s'espanse sanza radio e televisione. Et io qui, umilmente, su codeste pagine vergate con amore lo celebro. Dal 'l momento che la storiografia successiva non gli rese giammai giustizia sminuendo troppo spesso la su' grandezza, consegnando a' posteri una figura simbolica sbiadita e relegando lo studio del personaggio suo a mera appendice ne' libri scolastici, non posso io sottrarmi al bisogno che sento in veste di figlio e di devoto ammiratore, d'onorare l'uomo che più d'ogne altro si batté per codesta mia Patria dannata.
L'uomo che fu brigante, pirata, soldato, insegnante, agricoltore e maniscalco, scrittore e marinaio, politico e poeta. Inviso a' tiranni e indifferente al danaro, morto nella su' austera fattoria, il ribelle, il sovversivo, il guerrigliero, l'apolide giustiziere e 'l patriota, l'esiliato e il partigiano, il Gaucho, l'operaio e il rivoluzionario. L'immenso genio militare e 'l pacifista 'n vecchiaia, l'incubo de' francesi e austriaci, el Diablo sudamericano, l'animalista, il cospiratore, l'affrancator di schiavi e 'l ricercato Joseph Pane
[3], l'anticlericale e 'l fervente apostolo, l'eroe popolare, la leggenda, il romantico sognatore, il mito, l'italiano: Giuseppe Garibaldi.


1.   Niccolò Ugo Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Londra, 10 settembre 1827) è stato un poeta e scrittore italiano, nonché uno dei principali letterati del neoclassicismo e del preromanticismo a cavallo fra Settecento e Ottocento. Morì povero a soli 49 anni durante uno dei suoi esili volontari a Londra e fu sepolto a Chiswick. Dopo l'Unità d'Italia, nel 1871, le sue ceneri furono riportate per decreto del governo italiano in patria e inumate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, il Tempio dell'Itale Glorie da lui cantato nei Sepolcri, la sua opera poetica più famosa scritta nel 1806.

2.  In italiano: “Prenderemo una corda / e ci impiccheremo il Papa / evviva Garibaldi!”

3.   Joseph Pane fu il nome falso che usò Garibaldi da ricercato per scappare dopo l'insurrezione popolare in Piemonte del 1834.