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venerdì 20 febbraio 2015

"Il dannato della settimana" - Matteo Salvini


Canto II - El zotico de Padania




Sempre con lo Poeta al fianco meo
venimmo a nòvo ospite a me noto
che tal al primo ha nome di Matteo

e come 'l primo a me sta sullo scroto.
Pagava li peccati in bolgia nona
noi che pagammo lui e nemmanco poco,

 squarciato da uno demone alla buona,
ch'avea la faccia negra d'africano
e fu uno clandestino dell'Angola.

 "O Duca, te presento 'sto padano"
diss'io ridendo per la buffa sorte
che mise 'l gonzo accanto al musulmano,

 qui fra i seminatori di discordie.
Difatti con Maometto or supplicava
e come lo profeta urlava forte.

El Sommo: "Pure questo comandava?"
"Di certo" dissi a lui spiegandol bene
"avrebbe assai voluto ma peccava

de non saper distinguer su' nazione
ch'un giorno era Padania e un giorno Italia
in base a 'ndo trovava le poltrone".

El Duca mio ch'aveva l'occhi in aria:
"Padania a me non torna come nome..."
"Difatti Duca, è terra immaginaria

un poco come Narnia e le su' gnome
e chi ci crede poi fa strane cose,
tipo ber la sozzura de lo fiume".

Lo Tosco mi guardò ma non rispose
poi fece faccia come chi non crede
e disse: "S'hai fumato, poche scuse!

 Passa lo bong a me che iddio non vede".
"Ma no" fec'io "lo giuro è tutto vero,
puoi chiedere al coglion s'hai poca fede".

"O zotico dal volto pien de pelo,
di' su all'orecchio meo chi rappresenti!"
disse lo Dotto pe' squarciassi 'l velo.

E quello a lui mandànci l'accidenti:
 "Va fòra di ball te e codesto negher!"
"Mi pare faccia pochi complimenti,

ci manca dichi a te che tiri seghe
e poi si po' anche farlo Lord inglese!".
"Maestro" dissi a lui "codeste beghe

è meglio ti risparmi e anche l'offese,
farò i' da Cicerone a vostra altezza
lumando l'ombre de 'sto milanese".

"Perché porta la 'nsegna su la vesta?"
me fece 'l Savio tutto 'ncuriosito
leggendo "Inferno" scritto co' la frusta

su quel che ne restava del vestito.
"Codesto è contrappasso" dissi a Dante,
poiché 'l barbuto in vita ha preferito

segnassi il loco indo' mettea le zampe,
così da ricordà in che borgo stava
et ora non gli servono altre stampe,

che da 'sto posto qua non ci si cava.
Però codesto è niente, mio Dottore
di quel che sgorbio immondo combinava".

Po' cominciai: "La gente de colore
partito suo l'ha sempre disprezzata,
ma prima ancora odiava 'l meridione

e andavan 'n giro con testa bardata
d'elmi vichinghi e verdi fazzoletti,
bèrciando forte: «Italia sia tagliata!»
 
Pel trono però servìan voti di tutti,
perciò cambiaron presto lo nemico
e l'immigrato dette bòni frutti

assieme all'odio contro l'invertito.
In più soltanto Cristo nelle classi
volevano che fosse consentito".

"Mi pare di veder pari sconquassi
di quelli che faceva Chiesa antica
al tempo in cui poggiavo piedi a' sassi".

"O Sommo, Chiesa nòva un cambia mica!
Più o meno l'è rimasta tale e quale,
sta sempre a mette bocca sulla fica  

 e 'l senso, in certi preti, è letterale.
Ma prima ch'arrivassimo alla fregna
voleo finir discorso sul maiale,

che poi partì per Napoli e Campagna
a chieder voti a quelli che puzzavan
e prese 'n faccia l'ovi e la scalogna.

Codesto suo partito si fregiava
di certi personaggi tipo 'l Trota
che comprò laurea in terra jugoslava

credendo gli colmasse testa vòta
o forse scambiò 'l nome del diploma
per quello di baldracca molto nota.

E dissero che i ladri eran di Roma
e infatti loro lì facean gli affari,
ma a tutti gli mancava un cromosoma

 così vennero presi coi danari
sui conti di Tanzania e handicappato
avea pure diamanti nei scaffali".

"E lui di questi qua sarebbe 'l capo?"
me disse 'l Duca mio, che tenne botta.
 "Codesto prende voto da ogni lato

sebben paia sciommion ch'esce di grotta!"
"Tu all'omo primitivo l'hai accostato 
ma questo è solo figlio di mignotta,

da' retta a me, scimmion è chi l'ha votato!"