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sabato 23 aprile 2016

INDAGINE IN 7 ATTI SUL PECCATO ORIGINALE IN LINGUA ORIGINALE - Atto secondo


INDAGINE IN 7 ATTI SUL PECCATO ORIGINALE
IN LINGUA ORIGINALE
di
Michele Filipponi


- Atto secondo -



La scelta di Eva

Ma se è stata la donna a cogliere il frutto e non l'uomo, un motivo ci sarà pur stato. Da millenni alla donna si addossa la colpa di aver condannato l'umanità al peccato, di essere stata la stupida che ha còlto il frutto, che si è lasciata abbindolare, che ha trasgredito all'ordine del Creatore. Ma Eva è esattamente l'opposto di una stupida: è curiosa. Nel loro stato animalesco, essa è predisposta molto più dell'uomo alla conoscenza. Se infatti la prima azione che compie quest'ultimo è quella di limitarsi a dare un nome alle cose, la prima azione che fa la donna è quella di sceglierle. Eva è la prima a decidere e a scegliere materialmente di cogliere la propria scelta. In un mondo in cui poi sarà sempre l'uomo ha prendere le decisioni che faranno la storia, è paradossale pensare che la prima decisione sia stata presa da una donna. Fosse dipeso per Adamo saremmo stati sicuramente più felici, ma immensamente stupidi. Adamo infatti non è ubbidiente, è proprio stupido. Ovviamente parliamo di una stupidità innocente, connaturata cioè al suo stato animalesco che lo rende bellissimo in quanto spensierato. Adamo non sa di essere stupido, è Eva che glielo fa scoprire. La scelta materiale è un'invenzione sua. Tutto il pensiero umano è un'invenzione sua. É lei che consegna all'umanità il dono della comprensione, la conoscenza del bene e del male. È lei che ci rende umani, che ci affranca dalla bestialità e ci apre gli occhi a scapito della propria ubbidienza a Dio. Eva non è solo curiosa, ma ha il coraggio dell'incoscienza, carattere distintivo dei giovani, qual'è lei. Sa che cogliendo il frutto “certamente dovrà morire” come gli ha detto Dio, ma qualcuno gli ha istillato il dubbio e il suo cervello seppure in una fase primordiale, riesce ad elaborare il più incosciente e rivoluzionario ragionamento che fino a quel momento potesse compiere e cioè mettere in discussione la parola di Dio. L'albero infondo è un bell'albero e magari il Signore si sbaglia. E poi... che cosa vorrà mai dire morire? Eva e suo marito non possono saperlo, sono poco più che animali, quindi il gioco magari vale la candela. Dio non ha spiegato loro la morte, li ha semplicemente messi in guardia dal cogliere il frutto proibito, come quando il padrone intima al proprio cane di non andare a fare i bisogni nel giardino del vicino. Il cane capisce dal tono che quella non è una cosa da farsi, ma ignora le conseguenze. Non ha, esattamente come Adamo ed Eva, l'intelligenza sufficiente per comprenderlo. Ora, entrambi sono più intelligenti di un cane, ma è la sola Eva a scegliere di agire e a convincere il marito. È lei ha sfidare imprudentemente l'autorità divina, non può sapere che Dio può ogni cosa. Eva non ha la nozione di Dio, non ha idea di che significhi, per lei è semplicemente l'essere che l'ha generata, un padre. E così gli trasgredisce, come fanno tutti i figli.