DISCORSO SOPRA L'ITALIA, PATRIA MAI NATA
di
Michele Filipponi
- Capitolo XI -
E allor perché secolarmente seguitiamo a cozzar lo capo, sebbene punta conquista permane mai in etterno? Ponghiamo caso, verbigrazia 'l navigator Colombo e le su' Indie, così però come venne immaginato da lo poeta marchigiano nell'Operette[1]. Egli fa del marinaro genovese sperduto nell'atlantico, l'omo più felice della terra, poiché con tutto che li mal pensieri lo affliggevano e la speme di veder terra cominciava a' abbandonarlo, lo suo stato di pericolo mortale e d'avventura gli facea però di gran lunga apprezzar di più la vita che se fosse rimasto a casa a raccontar novelle a' nipoti. Indi per cui lo rischio che la spedizion fallasse con tutto che possibile, diveniva secondario. Lo viaggio era la felicità, lo scopo reale, tanto più che la scoperta. Esso libera Colombo da la noia e gli fa cara la vita a dispetto di tutto, come scampar dice 'l poeta, dalla rupe di Leucade[2], sarebbe a dir da un salto nel vòto e riacquistar nòva linfa.
Codesto forse è 'l motivo per cui l'omo si batte ed è 'l motivo per cui non ha mai smesso e nemmanco io, con tutto che nel mio piccolo e sanza pugnar spada. Ma ciò nonostante le probabilità di sconfitta etternamente maggioreggiano di gran lunga, io come l'altri ho sempre a mente David e la su' fionda con cui schiantò Golia, e puro se la gran parte de le misere genti odierne associa codest'ultimo nome a caramellate liquirizie a lo mentolo, io periddio sento 'l rimbombo de lo gigante a terra che travalica secoli e confido nell'animo, non esser solo.
Ancorché Italia mia, seguiteranno d'ogne parte a far sfregio e a farsi beffe del giardin de lo 'mperio[3], sempre vi sarà comunque picciola compagnia de sognatori a lottar contro bruti e giganti; ma mai come ne lo secolo novecentesco che fu malosecolo davvero, subisti tant'affronti da' tuoi figli e tanti morti tenesti in grembo, mai tante ferite aperte avesti in corpo e tante macerie e dolori et vergogne d'ogne sorta, da rimpianger quasi li sanguinosi secoli addietro e da rischiar d'esser cancellata da lo nòvo progresso bellico che calava bombe da lo cielo. Malosecolo davvero... fu e vide a l'alba distese de migranti che da lo mezzogiorno depredato se incamminavan su, dentro lo nordico triangolo industrial de innovativi sfruttamenti; portandose ognuno a presso la famiglia, e in su le spalle la su' casa e in su le mani il su' cappello, con lo quale ogn'om s'annunziava bisognoso alle porte de Torino o de Milano o de quelle città che fino all'altro iere avean staccato teste a' loro padri e stuprato lor le madri e saccheggiato sacrifici e sacrifici de famiglie contadine a cui 'l Borbon già poco concedea. Et ora a piagner pane 'n faccia a' piemontesi, che fanno popoli diversi e di diversa lengua che a stento se comprendono parlando? Che fanno li “crumiri” e li “terroni” che al tempo de 'l migratorio flusso inverso, vedean li nordici italiani far valigie verso loro, verso Napoli e Campagna, verso speme di lavoro et ora e come allora oggi in cui io vi scrivo, son costretti 'nvece da li mal governi a marciar verso nord o verso l'estero? Lasciar le loro belle terre a' vacanzieri de la polare Europa e a' ridicoli babbei ammantati de verde, nomati “leghisti”, lo qual fenomeno pseudo-politico è ahimè contemporaneo e d'infimo levello, che quasi de descriver quivi me vergogno per lo sconcio. Codesti primitivi allocchi co' capi ornati d'elmi vichinghi, de cultura tanto bassa, sempliciotti, da non competer nemmanco co' somari. Son usi de far bizzarre cose, come de ber la sozzura de lo fiume o comperar lauree ne' Balcani, con tutto che per lauree questi intendan donne molte e nomate uguale e per Balcani lo sa iddio che non pensino a' testicoli de' veltri! E favellan bofonchiando tutto giorno come lor capo handicappato o come 'l nòvo successor barbuto (ch'ha le 'nsegne de' paesi su le vesti per ricordarse de li posti indove pesta), de secessione sanza renderse minimamente conto d'averla fatta già, ma col cervello loro. Povero me che campo 'n mezzo! A tanti trogloditi de Padania ch'esigon li crocifissi nelle classi e dopo pregano 'l dio Odino (ch'un giorno un de lor me disse era suo amico, c'avea tabaccheria fòri Legnano!) e portan doni al su' cospetto, ma sol per farglieli vedere ne le mano: diamanti, ori, aggeggi vibratòri, reggipetto, cimeli de mignotte e al diavolo 'l consenso de lo Deo, ognun se l'mette poi nel su' cassetto e a fede annamo pari e bonanotte!
Codesti Italia mia, che passan verno a' alluccar contro siciliani e poi d'estate stesi giù a Taormina, non han vergogna alcuna, né cognizion di storia, né un filo de midollo ne la schina. Imperocchè a Lombarda Lega si richiaman, ma sanza ipocrisia sol per 'gnoranza, non sanno che la vecchia union de li comuni fu fatta contro Federigo I[4], per ricacciar lo Barbarossa oltre i confini del Bel Paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda et l'Alpe[5].
Fu proprio tra li primi eventi de rivolta per farte indipendente Italia mia, ma figurate se questi lo sapean! L'avessero saputo i vecchi patrioti d'aver posteri tanto smemorati, cacciati ne lo sterco si sarebber e a Federigo mani e piedi consegnati. Figurate che han preso come inno el “Va Pensiero” ch'è simbolo d'Italia dominata e che pretende fòri lo straniero, scritto da lo Verdi[6] patriota, ma forse cognoscendo li soggetti han scelto solamente pel cognome che è proprio tale e quale a lor colore, più che per storia de lo grande auttore.
Codesto forse è 'l motivo per cui l'omo si batte ed è 'l motivo per cui non ha mai smesso e nemmanco io, con tutto che nel mio piccolo e sanza pugnar spada. Ma ciò nonostante le probabilità di sconfitta etternamente maggioreggiano di gran lunga, io come l'altri ho sempre a mente David e la su' fionda con cui schiantò Golia, e puro se la gran parte de le misere genti odierne associa codest'ultimo nome a caramellate liquirizie a lo mentolo, io periddio sento 'l rimbombo de lo gigante a terra che travalica secoli e confido nell'animo, non esser solo.
Ancorché Italia mia, seguiteranno d'ogne parte a far sfregio e a farsi beffe del giardin de lo 'mperio[3], sempre vi sarà comunque picciola compagnia de sognatori a lottar contro bruti e giganti; ma mai come ne lo secolo novecentesco che fu malosecolo davvero, subisti tant'affronti da' tuoi figli e tanti morti tenesti in grembo, mai tante ferite aperte avesti in corpo e tante macerie e dolori et vergogne d'ogne sorta, da rimpianger quasi li sanguinosi secoli addietro e da rischiar d'esser cancellata da lo nòvo progresso bellico che calava bombe da lo cielo. Malosecolo davvero... fu e vide a l'alba distese de migranti che da lo mezzogiorno depredato se incamminavan su, dentro lo nordico triangolo industrial de innovativi sfruttamenti; portandose ognuno a presso la famiglia, e in su le spalle la su' casa e in su le mani il su' cappello, con lo quale ogn'om s'annunziava bisognoso alle porte de Torino o de Milano o de quelle città che fino all'altro iere avean staccato teste a' loro padri e stuprato lor le madri e saccheggiato sacrifici e sacrifici de famiglie contadine a cui 'l Borbon già poco concedea. Et ora a piagner pane 'n faccia a' piemontesi, che fanno popoli diversi e di diversa lengua che a stento se comprendono parlando? Che fanno li “crumiri” e li “terroni” che al tempo de 'l migratorio flusso inverso, vedean li nordici italiani far valigie verso loro, verso Napoli e Campagna, verso speme di lavoro et ora e come allora oggi in cui io vi scrivo, son costretti 'nvece da li mal governi a marciar verso nord o verso l'estero? Lasciar le loro belle terre a' vacanzieri de la polare Europa e a' ridicoli babbei ammantati de verde, nomati “leghisti”, lo qual fenomeno pseudo-politico è ahimè contemporaneo e d'infimo levello, che quasi de descriver quivi me vergogno per lo sconcio. Codesti primitivi allocchi co' capi ornati d'elmi vichinghi, de cultura tanto bassa, sempliciotti, da non competer nemmanco co' somari. Son usi de far bizzarre cose, come de ber la sozzura de lo fiume o comperar lauree ne' Balcani, con tutto che per lauree questi intendan donne molte e nomate uguale e per Balcani lo sa iddio che non pensino a' testicoli de' veltri! E favellan bofonchiando tutto giorno come lor capo handicappato o come 'l nòvo successor barbuto (ch'ha le 'nsegne de' paesi su le vesti per ricordarse de li posti indove pesta), de secessione sanza renderse minimamente conto d'averla fatta già, ma col cervello loro. Povero me che campo 'n mezzo! A tanti trogloditi de Padania ch'esigon li crocifissi nelle classi e dopo pregano 'l dio Odino (ch'un giorno un de lor me disse era suo amico, c'avea tabaccheria fòri Legnano!) e portan doni al su' cospetto, ma sol per farglieli vedere ne le mano: diamanti, ori, aggeggi vibratòri, reggipetto, cimeli de mignotte e al diavolo 'l consenso de lo Deo, ognun se l'mette poi nel su' cassetto e a fede annamo pari e bonanotte!
Codesti Italia mia, che passan verno a' alluccar contro siciliani e poi d'estate stesi giù a Taormina, non han vergogna alcuna, né cognizion di storia, né un filo de midollo ne la schina. Imperocchè a Lombarda Lega si richiaman, ma sanza ipocrisia sol per 'gnoranza, non sanno che la vecchia union de li comuni fu fatta contro Federigo I[4], per ricacciar lo Barbarossa oltre i confini del Bel Paese ch'Appennin parte e 'l mar circonda et l'Alpe[5].
Fu proprio tra li primi eventi de rivolta per farte indipendente Italia mia, ma figurate se questi lo sapean! L'avessero saputo i vecchi patrioti d'aver posteri tanto smemorati, cacciati ne lo sterco si sarebber e a Federigo mani e piedi consegnati. Figurate che han preso come inno el “Va Pensiero” ch'è simbolo d'Italia dominata e che pretende fòri lo straniero, scritto da lo Verdi[6] patriota, ma forse cognoscendo li soggetti han scelto solamente pel cognome che è proprio tale e quale a lor colore, più che per storia de lo grande auttore.
1.
Si fa qui riferimento al “Dialogo di
Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez” scritto
da Leopardi nell'ottobre del 1824 e contenuto già nella prima
edizione delle Operette Morali, composte
dal poeta recanatese in stile medio e ironico sottoforma di dialoghi
e novelle tra il 1824 e il 1832, e
considerate uno dei contributi filosofici più alti della letteratura
italiana e mondiale del XIX
secolo.
2.
Lèucade (o Santa Maura secondo l'antica
denominazione veneziana) è una delle isole ionie della Grecia, con
spiagge rocciose a picco sul mare. In una di queste, dove un tempo
sulla cima vi era un tempio dedicato ad Apollo, si suicidò secondo
la leggenda la grande poetessa Saffo, gettandosi nel vuoto giù dalla
rupe, per amore non corrisposto verso il giovane battelliere Faone,
che è in realtà un personaggio mitologico.
3.
Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI, verso
105
4. Vedi capitolo II, nota 6
4. Vedi capitolo II, nota 6
5.
Francesco Petrarca, Canzoniere
(Rerum Vulgarium Fragmenta),
s. CXLVI,
versi
13-14
6.
Giuseppe Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 –
Milano, 27 gennaio 1901) è stato un compositore autore di melodrammi
che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il
mondo. Fu sostenitore dei moti risorgimentali (durante l'occupazione
austriaca la frase "Viva V.E.R.D.I." era scritta sui muri e
letta come "Viva Vittorio
Emanuele Re
D'Italia")
e partecipò in seguito attivamente alla vita pubblica del suo tempo.
Anche
se nell'ultima parte della sua vita traspare dall'epistolario una
disillusione nei confronti della nuova Italia unita, che
forse
non si era rivelata all'altezza delle proprie aspettative. Il “Va
Pensiero”,
inserito nella terza parte del Nabucco
ed uno dei più noti cori della storia dell'Opera, viene cantato
degli Ebrei prigionieri in Babilonia e
fu
interpretato
dai patrioti di allora come una metafora della condizione
dell'Italia, assoggettata al dominio austriaco.
Con
le sue opere,Verdi è considerato il più celebre
compositore italiano di tutti i tempi, nonché uno dei più celebri
in assoluto.