DISCORSO SOPRA L'ITALIA, PATRIA MAI NATA
di
Michele Filipponi
- Capitolo VI -
Oh... Mazzini. La “Giovine Italia”, ricordi quale sogno fosse? La romantica setta carbonara che volea spazzar via i tiranni dalla Terra, che volea un'Italia finalmente unita, libera e repubblicana e con lei tutti li altri Stati. Ricordi o no codesto movimento rivoluzionario per lo quale giurarono personalità di tutta Europa, compreso lo Generale nizzardo, eroe non solo nostro ma del mondo intero? Garibaldi... lo vero Don Chisciotte, quello fatto di carne e non d'inchiostro, camicia rossa e poncho uruguaiano, che 'n sella al suo destriero si gettava contro l'ingiustizia e l'oppressione. Lo so Italia mia c'avverti un brivido. Che pare un sogno lontano, un omo mai esistito. Garibaldi, figlio tuo prediletto, non basterebbe tornar indietro di mill'anni per trovar un altro condottiero degno, che si sia battuto soltanto per i popoli e la liberazione d'essi, per spirito de rivolta e fratellanza anziché per vanagloria, ricchezze e potere come un Napoleon qualunque.
Bisognerebbe tornar indietro di mill'anni e forse non basterebbero neppure, per veder calpestare la terra tua in contemporanea da due giganti della storia come Mazzini e Garibaldi. Risalire a' tempi antichi e non sanza difficoltà, da lo momento che li sopracitati non combatterono mai l'uno contro l'altro, com'ebbero a fare ad esempio Scipione e Annibale[1], ma sempre da la stessa parte. E forse è proprio per questo che sei unita oggi, Italia mia. Perché quello che nessuno era più riuscito a fare da lo tempo dell'antica Roma, è stato fatto proprio da que' due briganti che lo destino ha voluto mettere a respirar la stessa aria, gli stessi ideali, la stessa patria, financo la stessa epoca.
E poi? Ricordi poi come finì? Lo '48, le rivolte, le repubbliche cadute, li martiri, le fucilazioni, l'assedio di Roma, Anita, Ugo Bassi e Ciceruacchio, la costituzione romana, la fuga a Venezia e Garibaldi sul Gianicolo[2]. Tutto uno gran fermento e tutto alla malora. Così li grandi princìpi repubblicani tramontarono, soffocati da li eserciti stranieri e l'idee mazziniane cedettero ben presto lo passo a lo monarchico ministro piemontese e allo suo baffuto Re[3], entrambi astuti come linci. Questi da quel momento, manovraron così abilmente le lor pedine sullo scacchiere politico della storia, da accomodar gli eventi ne lo modo migliore per le loro tasche e la lor sopravvivenza. “A Re malvagio, consiglier peggiore”[4] dicea 'l Torquato Tasso e tanto avea ragion di dir nel suo capolavor maggiore. Li due affaristi infatti, dopo la sciaurata guerra di Crimea che costò a lo Regno di Sardegna migliaia di uomini e lo rischio d'un imminente bancarotta, si rivelaron diabolici strateghi al punto tale che l'unità nazionale in quel momento, sembrava potesse concretizzarsi solo tramite loro. Persino Mazzini e Garibaldi, entrambi simboli repubblicani et entrambi perseguitati e condannati a morte da lo stato Sabaudo, misero da parte gli ideali in favore dell'unità. Com'ebbe a dire in seguito la nobildonna Cristina di Belgiojoso[5]: “L'albero era stato piantato, con delle radici malate ma era stato piantato”, attenendosi perciò a lo vecchio concetto dell'Alighieri di far l'Italia a costo de strigner patti col Diavolo.
Bisognerebbe tornar indietro di mill'anni e forse non basterebbero neppure, per veder calpestare la terra tua in contemporanea da due giganti della storia come Mazzini e Garibaldi. Risalire a' tempi antichi e non sanza difficoltà, da lo momento che li sopracitati non combatterono mai l'uno contro l'altro, com'ebbero a fare ad esempio Scipione e Annibale[1], ma sempre da la stessa parte. E forse è proprio per questo che sei unita oggi, Italia mia. Perché quello che nessuno era più riuscito a fare da lo tempo dell'antica Roma, è stato fatto proprio da que' due briganti che lo destino ha voluto mettere a respirar la stessa aria, gli stessi ideali, la stessa patria, financo la stessa epoca.
E poi? Ricordi poi come finì? Lo '48, le rivolte, le repubbliche cadute, li martiri, le fucilazioni, l'assedio di Roma, Anita, Ugo Bassi e Ciceruacchio, la costituzione romana, la fuga a Venezia e Garibaldi sul Gianicolo[2]. Tutto uno gran fermento e tutto alla malora. Così li grandi princìpi repubblicani tramontarono, soffocati da li eserciti stranieri e l'idee mazziniane cedettero ben presto lo passo a lo monarchico ministro piemontese e allo suo baffuto Re[3], entrambi astuti come linci. Questi da quel momento, manovraron così abilmente le lor pedine sullo scacchiere politico della storia, da accomodar gli eventi ne lo modo migliore per le loro tasche e la lor sopravvivenza. “A Re malvagio, consiglier peggiore”[4] dicea 'l Torquato Tasso e tanto avea ragion di dir nel suo capolavor maggiore. Li due affaristi infatti, dopo la sciaurata guerra di Crimea che costò a lo Regno di Sardegna migliaia di uomini e lo rischio d'un imminente bancarotta, si rivelaron diabolici strateghi al punto tale che l'unità nazionale in quel momento, sembrava potesse concretizzarsi solo tramite loro. Persino Mazzini e Garibaldi, entrambi simboli repubblicani et entrambi perseguitati e condannati a morte da lo stato Sabaudo, misero da parte gli ideali in favore dell'unità. Com'ebbe a dire in seguito la nobildonna Cristina di Belgiojoso[5]: “L'albero era stato piantato, con delle radici malate ma era stato piantato”, attenendosi perciò a lo vecchio concetto dell'Alighieri di far l'Italia a costo de strigner patti col Diavolo.
1.
Publio Cornelio Scipione detto l'Africano
(Roma, 235 a.C. – Liternum, 183 a.C.) e Annibale Barca (Cartagine,
247 a.C. – Libyssa, 183 a.C.) furono due tra i più grandi generali
di tutti i tempi che nel 202 a.C. si scontrarono nella famosa
battaglia di Zama, dando vita ad uno scontro epico dove il romano
ebbe la meglio ottenendo una completa vittoria, nonostante l'enorme
valore tattico mostrato anche in quell’occasione da Annibale.
2.
Si fa qui riferimento alla rivoluzione del
1848, detta anche La primavera dei popoli, che scoppiò in
tutta Europa con lo scopo di abbattere i governi della Restaurazione
per sostituirli con governi liberali. La miccia che diede fuoco alle
polveri partì a Palermo dove gli insorti riuscirono a scacciare i
Borboni. L’isola si dichiarò così indipendente ma nel breve
volgere di un anno l’esercito borbonico avrebbe avuto la meglio
sugli insorti. Quanto accaduto in Sicilia però, ebbe importanti
ripercussioni. Nello stesso Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II fu
obbligato a concedere una Costituzione, imitato in seguito da
Leopoldo II
di Toscana e soprattutto, da Carlo
Alberto di Savoia che concesse, nel
1848, quello Statuto destinato a diventare la Costituzione del Regno
d’Italia. Intanto la rivoluzione che avanzava in tutta Europa colpì
anche l’Impero d’Austria e la stessa Vienna. I territori italiani
dell’Impero, il cosiddetto Regno Lombardo-Veneto,
ben presto si infiammarono dando vita alle famose Cinque giornate
di Milano che portarono alla
proclamazione di un governo provvisorio. I patrioti dopo aver battuto
lo straniero, sperarono nella riscossa. L’iniziativa fu presa dal
re di Sardegna Carlo Alberto che varcò in armi il Ticino. Sotto
pressione dei rispettivi sudditi anche Leopoldo
II di
Toscana, i
Borboni e
perfino il papa furono costretti a partecipare alla lotta. Era la
Prima
guerra d’indipendenza
nazionale. Ma i
sovrani italiani guardavano con sospetto alle ambizioni
espansionistiche dei
Savoia. Inoltre lo Stato pontificio si trovava nella scomoda
posizione di essere in guerra contro uno Stato cattolico. Pio IX
si ritirò, seguito
immediatamente dagli altri sovrani. Il Regno di Sardegna da solo, non
resse l’urto del ritorno degli austriaci. Milano cadde in agosto.
Venezia dove si proclamò la
Repubblica di San Marco, poco dopo. Tutti i moti europei del '48
vennero soppressi e i governi precedenti ripristinati.
Stessa sorte toccò alla
Repubblica Romana di Mazzini, eroicamente difesa da Garibaldi, che fu
però impotente quando nel '49, il papa fu reinsediato
dall’intervento armato della Francia dove l’esperienza
rivoluzionaria si era esaurita e il potere era passato nelle mani di
Luigi
Napoleone Bonaparte,
futuro Napoleone III. La breve esperienza della Repubblica Romana
portò però alla stesura della Costituzione che fu poi la base per
quella del 1946. I patrioti che
difesero Roma tentarono in
seguito la fuga verso
Venezia; Anita Garibaldi,
figura leggendaria del Risorgimento e moglie del Generale, morì nei
pressi di Ravenna a soli 28 anni, febbricitante ed incinta mentre
assieme all'Eroe nizzardo tentava di sfuggire agli austriaci. Il
religioso Ugo Bassi fu invece catturato presso Comacchio e fucilato
senza alcun processo vicino alla Certosa. Stesso tragico epilogo per
l'oste romano Angelo Brunetti detto Ciceruacchio che fu barbaramente
fucilato a Porto Tolle assieme al figlio di 13 anni.
3.
Si fa qui riferimento a Camillo Benso conte di
Cavour e Vittorio Emanuele II di Savoia, rispettivamente Presidente
del consiglio e Re del Regno di Sardegna.
4.
Torquato Tasso, Gerusalemme liberata, canto
II, verso 16
5. Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 giugno 1808 – Milano, 5 luglio 1871) è stata una patriota, giornalista e scrittrice italiana che partecipò attivamente al Risorgimento. Finanziò sommosse organizzando da Parigi movimenti di armi per i ribelli italiani. Fu editrice di giornali rivoluzionari e molte sue opere sono incentrate sugli anni della prima guerra d'indipendenza.
5. Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 giugno 1808 – Milano, 5 luglio 1871) è stata una patriota, giornalista e scrittrice italiana che partecipò attivamente al Risorgimento. Finanziò sommosse organizzando da Parigi movimenti di armi per i ribelli italiani. Fu editrice di giornali rivoluzionari e molte sue opere sono incentrate sugli anni della prima guerra d'indipendenza.