mercoledì 27 aprile 2016

INDAGINE IN 7 ATTI SUL PECCATO ORIGINALE IN LINGUA ORIGINALE - Atto quarto


INDAGINE IN 7 ATTI SUL PECCATO ORIGINALE
IN LINGUA ORIGINALE
di
Michele Filipponi


Atto quarto -



Premessa alle punizioni
Ora il racconto diviene famoso per le punizioni che Dio infliggerà ai tre protagonisti. Tutti ricorderanno il serpente che sarà condannato a strisciare sul ventre e a mangiare la polvere per ogni giorno della propria vita, il “partorirai con dolore” inflitto alla donna e il “ti guadagnerai il pane col sudore della fronte” rivolto all'uomo, ma il testo originale dice davvero così? 
Innanzitutto c'è da capire se Dio, in base a quello che è scritto in questo passo, emana delle punizioni contro i tre soggetti oppure semplicemente predice quello che sarà il loro futuro. La maggior parte della critica opta per la prima teoria, ma non mancano esperti biblici che si schierano invece per la seconda. 
Io, da appassionato e novello cultore della lingua ebraica, prima di addentrarci nei dettagli del testo originale, dico la mia e cioè che in base alla costruzione grammaticale delle frasi che l'autore fa pronunciare a Dio, non si può dire che non vi sia presente la volontà di quest'ultimo nel punirli. Nei verbi ebraici che Dio usa infatti è sempre sottinteso il soggetto. Va fatta però, parlando del soggetto, una distinzione molto importante. Dio non dice mai “io” (ed è questo forse ha creare le due correnti di pensiero), ma nel rivolgersi sia al serpente che alla donna usa comunque due verbi che esprimono un soggetto: “porrò” e “moltiplicherò”. È lui che pone e lui che moltiplica. Non lo fa però con Adamo. Nelle parole che Dio rivolge all'uomo non ci sono verbi che sottintendono un soggetto, segno che il Creatore tiene conto della differente gravità di colpevolezza. Al banco degli imputati i tre protagonisti non sono tutti colpevoli allo stesso modo. Adamo è un comprimario nel peccato originale. Non è né l'istigatore né l'istigato, ma lo spettatore passivo. Dio lo giudica colpevole per questo ma non mettendo soggetti nei verbi è come se gli dicesse che la sua punizione non è tanto lui a infliggergliela quanto la conseguenza della scelta di Eva e il suo andargli dietro per imitazione anziché opporglisi. Dice Dio: “Col sudore della faccia mangerai pane” e non “ti farò mangiare pane”. 
Non è direttamente lui ha punirlo ma la storia, che gli rende inevitabile la punizione. Dio non scusa Adamo, anche perché poi la sua condanna non sarà più leggera delle altre, ma sicuramente non pone la sua colpa sullo stesso piano.
Insomma, la volontà di Dio nel punirli è evidente (anche perché se così non fosse significherebbe ammettere che esiste una forza superiore a Dio) ma come vedremo più avanti è pure inevitabile. Il Creatore, proprio come un padre, mette delle proibizioni per i suoi figli (in questo caso una sola!), avvisa loro su quelle che saranno le conseguenze in caso di trasgressione e la disobbedienza si sa, implica sempre un castigo. Fa parte dell'educazione che un buon padre deve dare ai figli. Non sarebbe stato tale se non li avesse puniti. Questa storia è un'allegoria dell'educazione familiare.

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